1. I dati
Il sistema della assicurazione obbligatoria della r.c.auto è un sistema “in crisi”, che presenta al suo interno profonde contraddizioni ed incongruenze. Qual è la contraddizione fondamentale che balza agli occhi dell’opinione pubblica e che costituisce oggetto continuo non solo di dibattito ma di aspra polemica?
Dalla liberalizzazione ad oggi le tariffe r.c.auto sono costantemente e significativamente aumentate mentre, in parallelo, tutte le imprese continuano a registrare nel ramo forti perdite. E ancora: da un lato la spirale costi-tariffe continua ad avvitarsi verso l’alto; dall’altro solo una parte dei premi incassati ritorna ai danneggiati sotto forma di risarcimento vero e proprio di danni subiti rimanendo la parte restante in buona misura condizionata da quel sistema endemico di rendite di posizione più volte denunciato dall’Istituto.
Una delle molte e complesse cause strutturali che incidono sul sistema della r.c.auto è senz’altro rappresentata dalla esistenza di fenomeni e comportamenti fraudolenti. Il fenomeno delle frodi incide doppiamente sui risultati di gestione del ramo r.c.auto: sinistri falsi e artatamente gonfiati da un lato e polizze ed attestati falsi dall’altro comportano per le imprese rispettivamente maggiori esborsi e minori introiti rispetto al fabbisogno.
L’indagine che l’Isvap conduce annualmente sulla base dei dati forniti dalle imprese e relativi ai sinistri ritenuti dalle stesse imprese riconducibili a fenomeni fraudolenti evidenzia che nell’anno 1998 il numero dei sinistri r.c.auto ammonta a 155.550; in termini di importi liquidati si è passati dai 409 miliardi del 1997 ai 454 miliardi del 1998.
Che cosa emerge dai dati relativi al 1999? L’Isvap è in grado di anticipare i primi risultati delle elaborazioni, in corso per l’intero mercato, relative alle prime 15 imprese aventi un peso pari al 68% dei premi. Da tali dati si evince che:
1) L’incidenza di tali sinistri rileva per il 3,39% dei numeri e per il 2,45% degli importi (a fronte del dato 1998 relativo all’intero mercato pari rispettivamente a 3,1% e 2,4%);
2) Il peso dei sinistri è maggiore per le imprese più grandi. In effetti per le prime cinque imprese l’incidenza sui numeri è pari al 4,58% e quella sugli importi al 3,25%.
3) Quanto alla distribuzione per aree geografiche si rileva una incidenza sui numeri di circa l’1% per l’Italia Settentrionale e Centrale, dell’8,8% per l’Italia Meridionale.
L’importo complessivo dei sinistri coinvolti ammonta a 343 miliardi di lire.
2. I rimedi specifici
Se quello fin qui esaminato è lo scenario occorre pensare ai rimedi, intensificando quelli già apprestati ed individuandone di nuovi. L’organizzazione di questo Convegno da parte dell’Associazione di categoria, che ha chiamato a discutere di frodi e legalità in ambito assicurativo i soggetti pubblici e privati deputati alla risoluzione dei problemi, è di per sé sintomatica di un cambiamento di approccio.
Dove è la novità? Essa sta nel voler far chiarezza sulla gravità del fenomeno con il concorso di tutte le strutture e istituzioni interessate.
Innanzitutto, c’è un ruolo delle imprese. Esse sono chiamate a svolgere un ruolo attivo sempre più pressante su tutta la catena liquidativa.
Occorre una intensificazione dei controlli sul sistema liquidativo periferico così come è indispensabile rafforzare il coordinamento dei controlli attraverso uffici “ad hoc” presso le singole imprese in grado di dialogare con le istituzioni.
Una fase delicatissima della catena che va considerata per sradicare comportamenti fraudolenti è quella delle perizie relative ai danni alle cose.
Accertamenti ispettivi hanno mostrato che trascorre un lasso di tempo eccessivo tra il sinistro e la perizia svolta dall’assicuratore.
Non può essere trascurato il fatto che la visita del perito è la prima espressione dell’impresa nei confronti del danneggiato, è il primo atto concreto che l’assicuratore svolge in ordine al sinistro: una volta che la perizia è considerata necessaria, quanto prima la perizia si effettua tanto più si conseguono positivi e benefici effetti. Il primo è che il danneggiato si sente preso in giusta considerazione e non abbandonato a se stesso. Questa sensazione di “abbandono” è psicologicamente pericolosa perché quando la disattenzione si protrae il danneggiato può essere indotto a “rivalersi” nei confronti dell’impresa sul quantum del risarcimento ovvero ad affidare la gestione della pratica a legali, consulenti, periti di infortunistica ecc., a quel troppo ridondante mondo che prospera intorno all’”industria del sinistro”. Ciò, con ogni evidenza, dà origine a costi di intermediazione che vanno poi a gravare sull’entità del risarcimento. Ma, oltre al ricorso alla assistenza legale, onerosa ma legittima, il danneggiato trascurato può anche ricorrere a procedure disinvolte che costituiscono l’humus per l’affermarsi di pratiche truffaldine.
Una perizia tempestiva ed equa, invece, rinsalda la fiducia del danneggiato nei confronti dell’assicuratore, predispone l’animo ad una corretta transazione, può evitare il radicalizzarsi delle pretese dovuto alla presenza di intermediari nel risarcimento che, per valorizzare il loro ruolo, enfatizzano ogni minimo danno. Può evitare altresì il sorgere di lunghi contenziosi e dei relativi costi che vanno poi a danno di tutti i consumatori, senza contare che il perito può anche far sottoscrivere un “concordato preventivo”, un atto cioè di conservazione del valore del risarcimento che eviti, in tal modo, “superfetazioni” successive nelle richieste.
Il tema, giova sottolinearlo, è di grande rilevanza e l’Istituto sta lavorando ad una circolare sui tempi di affidamento del mandato peritale e sui tempi di restituzione della perizia che razionalizzino l’attività peritale e conducano a liquidazioni più celeri.
In questo contesto è evidente il ruolo importante che assume la figura del perito. Anche qui occorre un deciso passo in avanti: sia, nei termini già accennati, di maggiori controlli da parte dell’impresa che affida l’incarico peritale sia sotto il profilo di una sempre maggiore professionalità del perito e di una piena comprensione della rilevanza del proprio ruolo nel delicato iter di accertamento e liquidazione del sinistro.
In proposito l’Istituto ritiene necessario che si pervenga alla elaborazione di un unico codice deontologico per l’intera categoria. Il conformarsi scrupolosamente ai principi di moralità ed efficienza enucleati nel codice potrà influire positivamente sulle condotte professionali e contribuire a migliorare, anche per questa via, i rapporti assicurativi.
Nella catena liquidativa va sottolineato il ruolo dei medici legali nei sinistri con danni alla persona.
Il medico legale, sia esso fiduciario dell’impresa di assicurazione o del danneggiato, è infatti il soggetto chiamato a fornire la prima, fondamentale, valutazione della effettiva entità del danno, senza “sbandamenti” in relazione ai differenti mandanti.
Il rigore scientifico e la serietà deontologica di una perizia medico-legale che rifletta solo e soltanto la realtà della lesione è il presupposto imprescindibile per una corretta valutazione del danno.
Che può fare l’Organo di Vigilanza più specificamente per sottoporre a controllo la catena liquidativa?
Il dibattito svoltosi al Tavolo di Concertazione sul tema r.c.auto ha condotto alla individuazione di un progetto coerente di riforme strutturali in grado di incidere efficacemente anche sul fronte delle truffe assicurative.
Indispensabile è stata da tutti giudicata l’approvazione della proposta dell’ISVAP di introdurre nell’ordinamento lo specifico reato di “Dichiarazioni o azioni fraudolente volte a conseguire una prestazione assicurativa”, in quanto efficace strumento di prevenzione oltre che di repressione dei fenomeni fraudolenti.
La lesione degli interessi dell’intera mutualità degli assicurati giustifica la maggiore gravità della pena prevista nonché la perseguibilità d’ufficio e non più a querela di parte del reato.
Fondamentale è il ruolo che dovrà svolgere, in un’ottica di coesione e di coordinamento funzionale dei diversi soggetti interessati, la Banca dati sinistri istituita presso l’ISVAP e quindi resa obbligatoria.
La previsione di una Banca dati antifrode presso l’Istituto costituisce un’occasione di enorme importanza nella lotta alle truffe assicurative. Un’occasione da non perdere.
La raccolta sistematica dei dati relativi ai sinistri nello standardizzare i dati raccolti solleciterà indirettamente un più adeguato livello di informatizzazione da parte di tutte le imprese. La standardizzazione delle informazioni produrrà una più efficace individuazione dei fenomeni fraudolenti con ricerche ed analisi sempre più approfondite e specifiche.
La Banca dati nel tempo potrà accrescere la sua efficacia divenendo uno strumento che pro-attivamente sarà utile per prevenire i fenomeni fraudolenti, “imparando” dagli stessi ed evolvendosi di pari passo con l’affinamento delle tecniche di frode.
Non vi è dubbio quindi che la Banca dati possa svolgere un servizio prezioso per il Paese consentendo alle Forze dell’ordine, alla Magistratura e alle stesse imprese di acquisire, nei casi in cui vi sia “fumus” di frode, utili informazioni sui veicoli sinistrati e sui soggetti coinvolti così da poter smascherare comportamenti fraudolenti. Ma ciò esige che le istituzioni non trovino ostacoli nei vincoli della privacy.
Ancora, mi preme sottolineare che l’operatività della Banca non potrà essere limitata all’area sinistri ma dovrà estendersi a quella, altrettanto nevralgica, della assunzione dei contratti r.c.auto.
La individuazione di documenti assicurativi (polizze e attestati) falsificati ricopre grande importanza nella lotta alle frodi assicurative e non deve essere sottovalutata.
Non si deve dimenticare del resto che una falsa copertura assicurativa equivale all’assenza della copertura stessa e che in caso di sinistro il peso economico del risarcimento andrà a gravare sul Fondo di Garanzia Vittime della Strada e quindi, in ultima istanza, su tutti gli automobilisti.
Non a caso l’abusivismo assicurativo è un tema all’attenzione costante dell’ISVAP che ha effettuato nel corso dell’anno ben 28 accertamenti ispettivi in materia di sospetto esercizio dell’attività assicurativa abusiva ed ha proposto il rafforzamento dell’attuale disciplina sanzionatoria con la previsione di specifiche sanzioni penali.
3. I rimedi generali
Serve anche fare una valutazione sulle cause più generali di crisi del settore. L’avvitamento verso l’alto della spirale costi-tariffe ha contribuito ad inquinare il rapporto tra utenza ed assicuratore incentivando una sorta di “spirito di rivalsa” ed il diffondersi di quella mentalità che ritiene non grave cercare di ottenere comunque qualcosa dall’assicuratore o di ottenere di più di quanto dovuto.
Una ragione in più per spezzare la spirale costi-tariffe ripristinando un clima più sereno tra le parti.
In tale direzione si richiede uno sforzo ulteriore del mercato.
Occorre un approccio nuovo, un approccio industriale sia rispetto ai costi d’impresa, di distribuzione e generali, sia rispetto ai costi connessi alla gestione dei risarcimenti (spese peritali, medici legali, di contenzioso).
Tale indispensabile approccio industriale porta a dare rilievo alle procedure di “auditing” interno finalizzate alla individuazione e rimozione di aree di inefficienza e al potenziamento di apposite strutture antifrode interne alle singole imprese, in grado di enucleare i comportamenti fraudolenti ed intervenire sugli stessi.
Allo sforzo del mercato dovrà tuttavia affiancarsi l’impegno delle istituzioni affinché alcune proposte di riforma siano approvate. Tra queste, ancora una volta, va sottolineata la rilevanza primaria della nuova normativa in tema di “micropermanenti” e, più in generale, in tema di risarcimento del danno alla persona al fine di dare equità ai risarcimenti sul territorio snellire le procedure liquidatorie e ridurre il pesante contenzioso e i relativi costi.
Ritengo che il momento sia maturo per una ulteriore considerazione di carattere più generale ma non meno significativa: essa investe l’importanza della dimensione etica negli affari assicurativi e quindi il ruolo che ciascuna delle parti interessate deve svolgere, affinchè se ne salvaguardi il valore.
Occorre domandarsi quanto i nuovi scenari dipendano dal mancato riferimento, nei comportamenti individuali e collettivi, alla dimensione etica o comunque ad una sua implicita sottovalutazione.
Che cosa involge l’etica nel rapporto assicurativo?
La certezza per le parti di poter contare sul valore prioritario della reciproca fiducia e correttezza, sulla garanzia del rispetto delle regole del gioco.
Per l’assicuratore l’impegno primario è quello di onorare appieno e al meglio gli obblighi contrattualmente assunti.
L’assicurato dal canto suo dovrà del pari tenere un comportamento leale e rigoroso sia nella descrizione delle caratteristiche del rischio (è un problema di asimmetrie informative) sia nella fase del risarcimento del danno subito.
Non è da sottovalutare in proposito l’importanza che riveste l’adempimento da parte dell’assicurato dell’obbligo di denuncia del sinistro. L’adempimento rigoroso di tale obbligo consente all’impresa di periziare tempestivamente il danno e contribuisce così alla determinazione delle reali conseguenze del sinistro.
E’ infatti nella fase risarcitoria, come si è accennato, che si insinuano una serie di “microcomportamenti” inflattivi del valore del sinistro purtroppo diffusi anche tra i c.d. “assicurati onesti”.
Occorre poi un avanzamento culturale del rapporto assicurato-assicuratore.
La crescita culturale in tale ambito costituisce il presupposto per costruire una più avanzata coscienza morale.
E’ indispensabile che tutti comprendano che il detto “tanto paga l’assicuratore” è erroneo e fuorviante non solo sotto il profilo etico ma anche in un’ottica “economica”.
L’essenza stessa dell’assicurazione è infatti la mutualità, cioè la ripartizione del rischio tra tutti gli assicurati. Ciò è particolarmente evidente proprio nell’assicurazione dell’obbligo che coinvolge milioni di soggetti.
La lesione della mutualità dovuta ai comportamenti fraudolenti si ripercuote necessariamente sulla collettività degli assicurati chiamati a pagare tariffe più elevate.
A ben guardare “etica” ed “economia” nel nostro caso si incontrano: ciò che è non etico, ciò che è illecito è anche antieconomico.
Infine, occorre avere la consapevolezza che, al di là della tecnologia, delle distinte professionalità in campo, dei singoli provvedimenti per combattere i fenomeni fraudolenti, serve uno sforzo collettivo.
Forse il limite dell’attività fin qui svolta da parte dei soggetti pubblici e privati è nella frammentarietà degli interventi, nella mancanza di un approccio coeso.
Ebbene, la complessità e gravità dei nuovi scenari lascia sempre meno spazio all’attività del singolo soggetto ed impone di ricomporre in un unico mosaico fini che tenderebbero altrimenti a divenire centrifughi e quindi meno facilmente ed efficacemente perseguibili. Ecco, allora, il ruolo fondamentale della cooperazione.
E’ importante sottolineare che il coordinamento di tutte le istituzioni e soggetti coinvolti dovrà esplicarsi al di fuori di ogni rigidità organizzativa ed ingabbiatura burocratica così da consentire l’adattamento continuo alle esigenze complesse e multiformi della realtà. Di qui l’importanza della riflessione odierna tanto più se ad essa farà seguito una fase operativa di collaborazione istituzionale. E’ da tale collaborazione che può venire una ventata portatrice di maggiore “senso” al nostro comune servizio civile.
Del resto, nella misura in cui modifiche di legge, accordi tra le parti, iniziative assunte dalle istituzioni e dal mercato riusciranno a riportare nel Paese un clima più sereno sotto il profilo dei costi e delle tariffe e in generale a migliorare il servizio assicurativo e accrescere il grado di soddisfazione dei consumatori, anche il fenomeno dei comportamenti speculativi, in un contesto di più matura coscienza civile, dovrebbe perdere le asperità oggi presenti e ridurre la propria incidenza nel complesso dei rapporti assicurativi. L’Istituto di vigilanza, potenziato nei propri poteri di intervento, farà certamente la sua parte per il rafforzamento nel Paese della cultura della legalità.